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Brani di antologia critica

"L'interesse dello scultore Ugo Guidi è tutto rivolto alla figurazione: dai primi esempliari del suo bestiario domestico - perfettamente chiusi e lavorati nella pietra apuana, meno preziosa, ma più viva e forte del marmo - fino agli ultimi rilievi nei quali la essenzialità del tutto tondo si è distesa in un insieme segnico in cui l'intervento grafico ha, in rapporto alla rappresentazione, una assoluta preponderanza". (Roberto Coppini, Figure: 20 tempere di Ugo Guidi, 1969)

"Partito da un amore quasi viscerale per la materia della sua ricchissima terra, quella materia sottopose [...] a una percezione emozionatissima della realtà. Una realtà che sembrava, per quanto era già in quella materia, volersi quasi controvoglia svincolare per tema di clamore; ne veniva fuori una costante e continua intimità dell'essere". (Umberto Baldini, Ugo Guidi, 1972)

"Uno spirito di ricerca quello di Guidi, [...] fuggito sempre da esperienze accademiche per attuare un rapporto di conoscenza con la materia, quasi sempre la più povera e primordiale, l'argilla, e su di essa un mondo umano ed immagini di animali nelle più diverse situazioni". (Andrea Del Guercio, intervento nella Tavola rotonda per Ugo Guidi in occasione della mostra di Forte dei Marmi, 1978)

"Guidi si è appassionato, ha sentito, e naturalmente assimilato e tradotto, secondo la sua maniera di capire e di esprimere, varie esperienze del primo novecento; si è pure avvicinato alle esperienze degli anni Venti, ha cercato di entrare, a suo modo, nello spazio dell'astratto, naturalmente rimanendo sempre un figurativo". (Emilio Paoli, intervento nella Tavola rotonda per Ugo Guidi in occasione della mostra di Forte dei Marmi, 1978)

"Guidi era pronto a recepire le sollecitazioni di una cultura varia e in ciò è il presupposto di tutto il suo sviluppo di scultore, la sua stessa ricerca di linguaggio, ed infatti quello che noi vediamo attraverso le sue opere come appunto indagine e soluzione di linguaggio plastico, è il frutto di questa meditazione, di questa riflessione su quella che è appunto la proposta culturale che gli viene dall'attenzione che lui è pronto a prestare a questi problemi [del linguaggio], naturalmente filtrata attraverso i valori e le convinzioni profonde che gli vengono dal suo istinto di artista, l'istinto di scultore". (Massimo Carrà, intervento nella Tavola rotonda per Ugo Guidi in occasione della mostra di Forte dei Marmi, 1978)

"[...] alcune opere scultoree degli anni '50, allontanandosi progressivamente dall'interpretazione accademico-figurativa della natura, mostrano un nuovo percorso di stile, caratterizzato dalla semplificazione della forma, in qualche misura astraente, che rivela la conoscenza e l'attenzione di Ugo Guidi, scultore e insegnante di scultura all'Accademia delle Belle Arti di Carrara, verso il diffuso, rinnuovato sentire della più avanzata cultura artistica italiana post bellica". (Stefano Francolini, Il segno, la materia, la forma: l'Arte dello scultore Ugo Guidi, 2002)

"Non di rado Guidi lasciava le sue sculture all'aperto affinché gli eventi naturali aggiungessero il loro contributo, affinché il tempo si appropriasse dell'opera o, se si preferisce, che l'opera si appropriasse del tempo. C'è indubbiamente un desiderio di anonimato che domina la scultura di Guidi. I bassorilievi, specialmente quelli in terracotta e degli anni 1957-1960, per meglio intenderci quelli delle storie di Santa Chiara, delle storie evangeliche, sembrano i più intellettualistici, quelli più volutamente e marcatamente connotati da un richiamo al Medioevo". (Marzio Dall'Acqua, Ugo Guidi scultore, 1997)

"Stupiscono le varietà delle materie impiegate, l'ossessiva reiterazione di alcuni temi base, lo sperimentalismo; ma in Guidi ciò è naturale, appartiene a quel suo procedere per curve non già per rettifili: svolte continue che portano a guadagni progressivi nei quali non hanno luogo il facile o il piacevole ma la fatica e il dolore. È una energia che si libera improvvisa, aggredisce la materia, la vivifica con tocchi rapidi quasi a tradurre in un attimo una lunga meditazione, una idea che si è sciolta in immagine". (Claudio Giumelli, Ugo Guidi in Scultura Toscana del Novecento, 1980)

"Questa 'tensione' di Guidi, di cui tutti i suoi esegeti ed amici hanno parlato, resta l'elemento portante e chiarificatore del suo stile, quasi che il nucleo attivo del movimento di cui molti disegni, come si è visto, sono l'indice primario, si costruisca attirando intorno e sopra di sè una materia vivissima che ne costituirà, una volta definita e 'fermata', il volume misurabile. Il movimento della figura umana poi, nel suo più vasto significato di regola naturale dell'emotività, viene restituito dalla meditazione di Guidi nell'indagine sopra il 'corpo atletico', iperbole e infinita variante della dinamicità primaria". (Raffaele Monti, Lo sport di Ugo Guidi in XII Mostra Arte e Sport, catalogo della mostra della Galleria "L'Indiano" di Firenze, 1978)

"C'è, in questi suoi disegni, il gusto vivo, aperto e curioso, di chi al segno chiede conoscenza, penetrazione del soggetto, insieme con l'esigenza di scoprirne le caratteristiche per una autentica soluzione formale. È solo questo che Guidi persegue col suo segno, con quel tratto continuo, sottile ma fermo, e tuttavia alieno da ogni ascendenza classica. Si tratta di un segno che tende a chiudere la figura, ad enuclearla sinteticamente, cogliendone gli essenziali elementi costitutivi, i motivi dominanti. È un disegno nudo, senza effetti, senza tenerezze pittoriche: un disegno da scultore". (Mario De Micheli, 21 disegni di Ugo Guidi, 1973)

"Su quelle superficie rotte, su quei blocchi apparentemente informi, come segnati da una costante amorosa carezza che consumandoli li ha uniformati, è ora il senso dell'eterno, quasi delcorrotto che per miracolo ora è diventato incorruttibile [...]. E il tempo, come e più dello spazio che li circonda, sembra intervenire su di essi in modo costante, a segnare il correre dell'ora e delle stagioni, a farci partecipi completi, cioè, di un frammento d'eternità. Con questa grande forza umana ed eterna Guidi ora può segnare di nuova entità fisica e morale le figure, gli esseri che certo torneranno a cercare una nuova vita estraendosi di nuovo da questa nuova materia". (Umberto Baldini, Ugo Guidi, 1972)

"Ugo Guidi è stato liricamente ossessionato da tre motivi plastici: il motivo del 'cavallo e cavaliere', il motivo della 'belva' e quello enigmatico della figura umana quasi sempre femminile. Ha formato soprattutto in terracotta, nelle diverse pietre apuane, in legno, in bronzo, raramente in marmo cui preferiva la porosità e il colore alla luce del travertino. I tre motivi sono variati all'infinito e non c'è una forma uguale a un'altra e tutti e tre i motivi sono emblematici di una occupazione e di una tenuta terrestre dello spazio". (Dario Micacchi, Ugo Guidi: sculture 1963-1976, 1979)

"Ammiro ed amo, veramente, con tutta l'anima, l'opera di Guidi, perché Guidi è uno che, dotato di antenne sensibili e adatte a ricevere l'informazione orizzontale, ha saputo scavare nella cultura del proprio paese per arricchire i suggerimenti di ulteriori informazioni: quelle che provengono dal cammino della 'nostra' civiltà". (Tommaso Paloscia, intervento nella Tavola rotonda per Ugo Guidi in occasione della mostra di Forte dei Marmi, 1978)

"La nobiltà dell'animo umano emerge nell'ultimo lavoro plastico I vincitori del 1976: estrema e pubblica affermazione di vita, vittoria possibile contro ogni ostacolo. Dopo quest'ultimo lavoro Guidi abbandonerà la lavorazione plastica e tradurrà le sue idee solamente sulla carta, facendo emergere in tutta la sua forma un'espressività violenta e scomposta, attraverso un ductus deciso e continuo, quasi un'incisione". (Alessandra Frosini, Ugo Guidi: Opere 1969-1977, 2007)


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