Cavallo vincitore

Ugo Guidi, Pecora (1950)


marmo
San Paolo (Brasile), Collezione privata

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Sono passati soltanto sei anni dalla realizzazione del realistico Maialino eppure sembra già di vedere, osservando questa Pecora del 1950, un'opera di un altro artista.
L'animale rappresentato, l'animale mite per antonomasia, si è definitvamente svincolato dai canoni accademici che avevano "trattenuto" Ugo Guidi dall'esprimersi in tutta la sua libertà artistica. Ecco quindi finalmente una delle prime opere nelle quali la ricerca di primitivismo e di intimità artistica si fa più sentire.
Innanzitutto il corpo della pecora non è coperto da lana, ma da cerchietti tondi che dànno l'idea del ricciolo lanuginoso ma sembrano quasi squame. Le zampe cadono sotto il peso del corpo sdraiato della bestia, che ha anche il collo sproporzionato rispetto alle altri parti anatomiche. Sembra quasi che Guidi voglia che la sua pecora diventi forma pura, si confonda col blocco di marmo. Ma, anche se ormai l'accademicismo si può dire superato, ci vorranno ancora alcuni anni prima che l'artista riesca a manifestare tutta la sua voglia di purezza formale.

Fotografia qualità media


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