Ugo Guidi, Pecora accovacciata (1958)
tufo, h. 36x55x31 cm
Forte dei Marmi (LU), Museo Ugo Guidi
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Pecora accovacciata del 1958 continua il percorso iniziato otto anni prima con la
Pecora, portandolo alle sue conseguenze più pure e astratte. Se già Ugo Guidi aveva cercato di racchiudere la pecora del 1950 in una forma ben definita, con la
Pecora accovacciata del 1958 l'intento è riuscito: le zampe spariscono quasi del tutto sotto il corpo, e il collo è più simile a quello di una giraffa che a quello di una pecora, proprio per far sì che l'animale assuma le sembianze di un ovale, di un cerchio, quindi di una forma pura. Il corpo stesso non risponde a canoni realistici, ma si tratta di una massa di materia ovale, che comunque rispetta l'idea del soggetto rappresentato: il fruitore deve capire che sta vedendo una pecora.
È da notare anche come Guidi abbia abbandonato l'utilizzo del marmo, il materiale dell'Accademia, e abbia cominciato a scegliere per le sue creazioni il tufo versiliese, materiale molto più facilmente lavorabile rispetto al marmo ma anche dall'aspetto più grezzo, un aspetto che entra in grande sintonia con le intenzioni artistiche di Guidi. Notiamo infatti che il compito della rappresentazione della lana della pecora, in questa opera del 1958, non è più neanche lasciato ai cerchietti-squame dell'opera precedente (nella
Pecora accovacciata sono appena accennati), ma è lasciato al tufo stesso, che con le sue "bucherellature" riesce a creare l'effetto lanugine.