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Ugo Guidi: la produzione giovanile e le prime opere - di Federico Giannini

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Nel 1947 Ugo Guidi aveva trentacinque anni, e sebbene non era ancora diventato un artista di fama nazionale (lo diventerà soltanto nove anni dopo, nel 1956, con la sua prima mostra personale alla “Strozzina” di Firenze), godeva già di una certa importanza a livello locale. Fu così che nel 1948 la chiesa di Sant’Antonio di Viareggio gli commissionò alcune opere per l’altare maggiore. Ugo Guidi realizzò per la chiesa viareggina un angelo orante e le effigi degli evangelisti, ma tornò poi a lavorare per la chiesa nel 1957 realizzando un ciborio raffigurante Gesù tra i suoi discepoli.
Madonna col Bambino L’”Angelo orante” è una figura molto lirica: l’angelo è raffigurato di profilo, inginocchiato, con le mani giunte in atto di preghiera, mentre con gli occhi guarda in alto verso Dio. In questo caso la tecnica di Guidi, rispetto a quella mostrata nella “Madonna col Bambino”, si è diversificata. Il soggetto ritratto infatti ha perso i suoi legami con la statuaria tardo antica e si lega invece al romanico, in particolar modo il romanico padano, ma non mancano echi goticheggianti che si possono ravvisare nell’intensa e suggestiva espressione dell’angelo. Rispetto alla “Madonna col Bambino” inoltre il marmo viene meglio levigato, e il panneggio non è più inverosimile come quello del bassorilievo del 1947, ma cade come se l’angelo fosse vero, seguendo le linee del corpo, piegandosi ogni volta che trova un ostacolo lungo la sua discesa verso il basso. La veste dell’angelo è inoltre talmente leggera che al di sotto di essa si possono intravedere i particolari anatomici del soggetto. Richiami romanici, ma più legati al romanico pisano, quindi di ascendenza bizantina, mostrano le figure degli evangelisti, tra i quali il San Giovanni Evangelista realizzato nel 1949. Ancora una volta l’opera è realizzata in marmo ed è quella che più si avvicina alla scultura medievale. Il santo è in posizione frontale, ovvero la posa che assumevano tutte le statue di evangelisti prodotte in ambito bizantino e romanico pisano. Questo per garantire solennità e ieraticità alla figura: l’evangelista doveva evocare rispetto e sacralità, e nello stesso tempo indurre i fedeli a pregare dinanzi alla sua immagine. Guidi scolpisce un San Giovanni imberbe, in relazione al fatto che quando il santo si trovò a essere apostolo di Gesù era ancora un ragazzo. Tra le mani porta il suo Vangelo, come vuole l’iconografia cristiana. E l’iconografia tradizionale vuole anche che ogni evangelista sia raffigurato insieme al suo simbolo: nel caso di Giovanni, l’aquila. Ugo Guidi rappresenta l’aquila di Giovanni di fianco a lui, mentre si aggrappa saldamente al trono dell’evangelista con le sue zampe.
Angelo orante Il volto del santo appare serio, incorruttibile, e delineato con grande abilità tecnica: tutti i particolari sono molto realistici, a cominciare dai capelli mossi, pettinati all’indietro, che cadono sulle spalle dell’evangelista. Le mani sono affusolate, come in alcune opere di Guidi ma anche come in molte opere dell’arte romanica. In sostanza, un Ugo Guidi che conosce la tradizione e la propone rielaborandola: ci troviamo di fronte a un artista che non solo maneggia con precisione e perizia i suoi strumenti producendo opere di uno spessore artistico elevatissimo, ma ci troviamo anche di fronte a uno scultore preparato, quasi “intellettuale”, capace di inserire citazioni colte nelle sue opere.
San Giovanni Evangelista Sempre al 1949 risale l’”Adolescente”, che tutti conoscono. Da quest’anno in poi l’arte di Ugo Guidi comincerà a prendere la piega dell’informale: “Inge” del 1949, la “Pecora” del 1950, il “Putto” del 1951, i numerosi ritratti, tutte opere che cominciano ad abbandonare la strada del realismo più schietto e imboccano invece quella dell’astrazione pur nel rispetto del soggetto rappresentato. Con i risultati che tutti noi conosciamo.


Prima fotografia: "Madonna col Bambino"
Seconda fotografia: "Angelo orante"
Terza fotografia: "San Giovanni Evangelista"


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